Concreta, partecipativa, aperta al cambiamento
Capire i cambiamenti in atto e mettere a frutto le grandi possibilità offerte dalla rivoluzione tecnologica. È la “mission” della Fondazione Pensiero Solido fondata da Antonio Palmieri, già deputato (di Forza Italia), da sempre attento alle tematiche sociali.
La Fondazione è nata ufficialmente il 13 dicembre 2022, presso la sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, in concomitanza con l’undicesima edizione del convegno “Tecnologia Solidale”.
Ne parliamo col suo “creatore” Antonio Palmieri.
Cosa intende per pensiero solido?
È un pensiero che invita alla concretezza, alla partecipazione, a non avere paura dei cambiamenti.
L’obiettivo è quello di aiutare a comprendere la grande trasformazione digitale, che è tra noi oramai da molti anni e che continuerà in modo esponenziale anche negli anni a venire.
Questo vale soprattutto per la classe dirigente (politica, media, impresa) che ha il dovere di comprendere le paure delle persone e di predisporre e attuare le misure necessarie ad accompagnare il cambiamento, affinché non sia occasione di nuove discriminazioni.
Pensiero solido è anche una missione nel senso che abbiamo l’intenzione di mettere insieme una comunità di persone che voglia assumersi un di più di responsabilità e mettere le proprie competenze al servizio del bene comune, coinvolgendosi nelle attività della Fondazione.
Come vi muoverete per favorire lo sviluppo delle tecnologie digitali?
Vogliamo innanzitutto far circolare buona riflessione sul modo in cui le tecnologie digitali vanno comprese e utilizzate.
A riguardo, in questo nostro primo anno di attività, abbiamo in programma molteplici iniziative.
Da gennaio è partito un ciclo mensile di incontri digitali che si chiama “Dialoghi solidi”. Una volta al mese incontriamo una persona che ha “condensato” in un libro una riflessione importante e di attualità. Il libro è per definizione il luogo in cui un pensiero diventa solido.
Sempre da gennaio è partito un altro ciclo di incontri digitali che si chiama “Permacrisi? No permacambiamento!” nel quale incontriamo persone che condividono con noi esperienze di buon uso della tecnologia.
Inoltre venerdì 19 maggio saremo a Milano al Teatro dei Filodrammatici per un evento di sistema il cui titolo è “Noi e l’intelligenza artificiale. Sfide opportunità responsabilità”.
Sarà una giornata nella quale i grandi produttori di intelligenza artificiale come IBM, Microsoft, Amazon web Services, Google e Meta ci diranno a che punto sono. Avremo poi il contributo di coloro che studiano l’intelligenza artificiale, a partire dal CNR e dall’Istituto Italiano di Tecnologia, assieme all’Università La Sapienza con il consorzio Cini, il Politecnico di Milano e Luiss data Lab. Avremo poi una rassegna di startup italiane che adoperano l’intelligenza artificiale nei vari settori e una carrellata di interventi di pensatori come il filosofo del digitale Cosimo Accoto, padre Larrey, Marco Bentivogli e altri ancora.
Quali sono gli obiettivi principali al momento?
L’obiettivo è far pensare, porre domande, arrivare a generare un cambiamento di mentalità. Dobbiamo diventare più “intelligenti”. Big data e intelligenza artificiale stanno già radicalmente cambiando il mondo e il modo con cui noi viviamo e agiamo.
Nei prossimi anni dobbiamo accrescere la nostra capacità di impiegare queste tecnologie al servizio della libertà e della dignità di tutti. Non sono semplicemente belle parole, concetti astratti o utopici, sono una necessità.
Il “cambiamento” è una delle vostre parole chiave. Come vi attiverete in questo senso?
I primi che devono cambiare siamo noi... e lo stiamo facendo giorno dopo giorno, con le nostre attività e con i progetti che stiamo realizzando. Impariamo ogni giorno qualcosa di nuovo e lo mettiamo a disposizione della comunità.
Prevedete ostacoli particolari?
Siamo di fatto una startup, quindi affrontiamo tutte le incognite connesse. La Fondazione nasce dal conferimento della mia liquidazione come deputato e non ha alle spalle nessuno, se non la cofondatrice, mia moglie. Siamo partiti a novembre dello scorso anno, senza aspettare di essere pronti. Sono le due condizioni peggiori possibile e, al tempo stesso, sono le migliori possibili, perché ci rendono pienamente liberi e ci danno la flessibilità di provare ed eventualmente correggere agilmente la direzione intrapresa, dove fosse necessario.
Con noi operano validamente gli altri componenti del Consiglio di Amministrazione e le undici persone che compongono attualmente il nostro comitato scientifico. Hanno avuto fiducia in me e quindi non posso che ringraziarli di cuore e operare per dare concretezza a queste mie parole.
Nel vostro programma parlate anche di comunicazione costruttiva: come influirà sulla vostra azione?
La comunicazione costruttiva è la comunicazione che fa crescere la società rendendola più coesa.
Per raccontarla e spiegare come la si pratica è online il prototipo del sito comunicazionecostruttiva.it. Nelle nostre intenzioni, questo sito diventerà l’hub di questo tipo di comunicazione, punto di aggregazione di una comunità di comunicatrici e di comunicatori costruttivi.
In ottobre organizzeremo il primo Festival della Comunicazione costruttiva, dove ragioneremo sul perché essa sia cosa buona e giusta e sul come praticarla. Inoltre assegneremo i premi comunicazione costruttiva 2023 a una serie di persone che hanno diffuso buona comunicazione.
Nel suo volume “Tecnologia solidale” cita molte persone che hanno fatto buon uso di queste tecnologie: ci vuol fare un esempio?
Eccolo. Dieci anni fa Lorenzo Caccio era un giovane tecnico informatico, progettava software per automobili. Una sera vede in Tv la storia di Gabriele. Dopo un incidente stradale notturno Gabriele deve chiamare aiuto, ma non può, perché è sordo e non riesce a dialogare con l’operatore. Scosso da questa vicenda, Lorenzo decide di impedire che succedano altre disavventure simili.
Per dare corpo alla sua idea, Lorenzo non finisce la tesi specialistica, si licenzia, investe la sua liquidazione, coinvolge due amici, Stefano La Cesa ed Alessandro Gaeta, lavorano come matti, senza sosta e così nasce la startup a vocazione sociale Pedius, ora diventata una PMI innovativa i cui servizi si stanno velocemente diffondendo anche all’estero (www.pedius.org).
Dice Lorenzo Ciaccio: “Se hai un progetto valido devi impegnarti fino in fondo. Le idee non valgono nulla, se non hai il coraggio di portarle avanti”.