Promuovere, valorizzare e tutelare le dimore storiche italiane le loro testimonianze artistiche la loro “unicità” e farne un elemento portante del turismo culturale del Paese. È questo l’impegno di ADSI, Associazione Dimore Storiche Italiane, promotrice anche del portale https://www.associazionedimorestoricheitaliane.it/
L’Associazione gestisce Ville, Casali, Musei, Borghi storici; luoghi straordinari, come le Ville Palladiane o le antiche Masserie pugliesi e altri meno noti, ma di grande fascino, che siamo invitati a visitare, conoscere, apprezzare, approfondendone anche la storia, le tradizioni, le trasformazioni architettoniche avvenute nei tempi. Un patrimonio importante per tutto il Paese, che ADSI promuove e tutela da anni.
Ne parliamo con Giacomo di Thiene, presidente dell’Associazione, architetto specializzato nella tutela e nel recupero del patrimonio storico-artistico; collaboratore della Fondazione Guggenheim e della Biennale di Venezia, autore di numerosi progetti per la valorizzazione di complessi monumentali e per il restauro di teatri in Italia e all’estero.
Cosa si intende per dimore storiche?
Le dimore storiche sono beni culturali di rilevante interesse storico-artistico, “soggetti a vincolo”, e quindi tutelati dallo Stato, che ne deve favorire la conservazione, e sono affidati alla responsabilità dei proprietari. Si tratta di un patrimonio vasto ed eterogeneo: case e palazzi, ville e castelli, ma anche giardini e tenute agricole. Sono distribuite in tutto il Paese e, per quasi l’80% per cento, situate in campagna o in provincia. Ognuno di questi beni ha una precisa identità, unica in Europa: per la sua storia, per il suo valore culturale e per lo stretto legame con il territorio di riferimento. Si tratta del museo diffuso più grande e importante d’Italia.
Quante sono in Italia?
L’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI) rappresenta circa 4.500 proprietari di immobili storici vincolati. In Italia, le dimore storiche private rappresentano circa il 17% del patrimonio immobiliare storico-artistico soggetto a vincolo e molte di esse sono anche patrimonio dell’umanità in quanto siti Unesco. Tale patrimonio conta oltre 37.000 unità e rappresenta circa il 2 per mille dell’intero patrimonio nazionale immobiliare.
Sono dimore collocate spesso in piccoli comuni…
Il Rapporto sul Patrimonio Culturale Privato – curato dalla Fondazione Bruno Visentini – ha rilevato che si tratta di beni collocati per il 54% in comuni sotto i 20.000 abitanti e, di questi, il 28% è ubicato in quelli sotto le 5.000 unità, dimostrando così la centralità di tali immobili quali elementi fondamentali per lo sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese, in particolar modo delle sue aree interne.
Quante persone le visitano, mediamente, in un anno?
Nel 2019 le dimore hanno ospitato 45 milioni di visitatori, contro i 49 milioni del sistema dei musei pubblici. Va evidenziato inoltre che vi sono oltre 8.200 dimore private aperte al pubblico, quando i comuni in Italia sono 7.904: in media più di una per località. Tali numeri rendono gli immobili storici di proprietà privata il più grande museo diffuso italiano, baluardo al freno della perdita dell’identità di intere comunità e contemporaneamente volano per l’economia dei territori, di cui spesso costituiscono l’elemento di maggior interesse.
Che indotto viene prodotto per l’economia italiana?
Le dimore storiche costituiscono non solo un patrimonio turistico di rara bellezza ma anche il perno di una economia circolare per i borghi su cui si trovano. L’indotto generato dalle attività legate alle dimore storiche ha un impatto positivo su moltissime filiere: da quella artigiana, in particolare del restauro, a quella del turismo (e quindi servizi di ristorazione, attività ricettive e visita degli immobili).
E ancora: dalla convegnistica alla realizzazione di eventi, dal settore agricolo al mondo vitivinicolo (il 31,8% della produzione vitivinicola è legata ad una dimora storica). Sono molte le figure professionali che gravitano intorno ad una dimora, e i mestieri dal sapere antico – artigiani, restauratori, maestri vetrai – sempre più difficili da reperire. Le dimore storiche sono monumenti unici poiché unica è la storia di ognuno, unico il valore culturale e ciò che significa per il territorio.
Esiste, infatti, una connessione diretta fra l’efficace gestione degli immobili storici e lo sviluppo economico delle loro aree di riferimento, il positivo impatto sull’ambiente circostante, le sinergie con i settori di istruzione e ricerca e con il mondo delle imprese, l’impulso per la nascita di nuove opportunità professionali, la valorizzazione di storia, tradizioni, produzioni territoriali e la riscoperta di tecniche artigiane che si stanno perdendo e andrebbero invece recuperate e valorizzate.
Il Turismo culturale ‘smuove’ alcuni settori collegati - enogastronomia, artigianato – e incide positivamente sull’economia dei borghi, ridando vitalità ai territori più periferici. Valorizzare una dimora è anche valorizzare un territorio, renderlo più attraente, più vivibile: in che modo le istituzioni collaborano per favorire i vostri interventi?
Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può costituire uno degli elementi principali per la ripartenza dell’Italia. Il patrimonio privato costituisce l’ossatura fondamentale della Nazione. Siamo convinti che questo possa essere l’elemento centrale per la ripartenza delle economie territoriali e che possa produrre effetti immediati e strutturati almeno per il medio-lungo termine.
La sola manutenzione dei beni storici privati vale 1.2% dell’occupazione italiana per dare un altro parametro. È evidente, quindi, come degli investimenti che si fanno e che si potrebbero fare nel e per le dimore storiche potrebbe beneficiarne l’economia complessiva dei territori
Si consideri che, secondo le stime più prudenziali, ogni euro investito nelle dimore storiche ha una ripercussione più che doppia sui benefici per l’economia dei luoghi nei quali sorgono. A maggior ragione in questo impegno è opportuno sensibilizzare le istituzioni locali e nazionali al valore che le dimore storiche hanno per il territorio su cui insistono.
Cosa chiedete ai decisori politici per rendere più efficiente l’intervento di salvaguardia e cura del territorio?
Alla luce dei dati che ho evidenziato ci preme far considerare le dimore storiche come veri e propri stabilimenti produttivi culturali: le dimore storiche molto spesso rappresentano l’unica risorsa di quei borghi a rischio di spopolamento in cui rappresentano il vero e proprio centro attrattivo turistico e culturale nel territorio in cui insistono.
Da soli i privati non possono continuare a mantenere un patrimonio sì di eccellenza, ma spesso non considerato a dovere dalle istituzioni. Stiamo cercando di sensibilizzare Parlamento e Governo sull’importanza di un intervento a sostegno di questi sforzi, che vanno peraltro nella direzione già indicata dalla Costituzione. Qualche risultato lo si è conseguito.
Per esempio?
Per esempio nel DL Sostegni-bis siamo riusciti ad ottenere un Fondo specificatamente dedicato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale privato. È vero, la dotazione è esigua (appena un milione di euro per ciascuno degli anni 2021 e il 2022), però ha rappresentato un segnale nei confronti del settore.
Oggi, tuttavia, chiediamo alla politica di reperire i fondi necessari per rifinanziarlo, perché i costi di un simile patrimonio non possono gravare solo sui proprietari, attraverso aiuti sempre più ridotti e l’impossibilità di ottenere finanziamenti previsti per il patrimonio culturale pubblico. Sarebbe infine utile che anche le categorie catastali A1 e A8 potessero accedere ai bonus edilizi, oltre ad un serio intervento semplificativo sugli iter burocratici da seguire per i restauri, non più procrastinabile.
La consapevolezza è fondamentale per la difesa dell’Ambiente. Come attirare un turismo consapevole?
La consapevolezza è elemento centrale e fondamentale per la difesa dell’ambiente così come del patrimonio culturale. Il legame tra dimore storiche e ambiente circostante è di primaria importanza: le filiere che gravitano attorno, infatti, creano sviluppo sostenibile e programmabile a lungo termine per i territori in cui i beni sono collocati in quanto si tratta di stabilimenti culturali non delocalizzabili altrove. Inoltre il patrimonio culturale definisce la qualità dell’ambiente in cui è collocato, sia esso urbano o meno. Il 31% di questi beni è collocato al di fuori dei centri urbani e quindi definisce il paesaggio.
In che misura la digitalizzazione può aiutare la promozione del patrimonio?
La digitalizzazione può e deve contribuire sia alla diffusione della conoscenza che alla salvaguardia del patrimonio culturale, ma la risposta non crediamo siano i virtual tour.
L’Italia ha la fortuna di conservare anche una grande qualità e quantità di beni di rilevante interesse storico artistico, e per questo motivo la digitalizzazione deve favorire la loro comunicazione attraendo nei territori nuovi visitatori, nuovi studiosi con strumenti innovativi e non “semplici” riproduzioni realistiche dei beni.
La digitalizzazione deve consentire la trasmissione ed il collegamento di nuove e diverse informazioni, deve essere un mezzo per trasmettere nuove conoscenze e non riprodurre semplicemente il reale. In questo senso penso anche all’informatizzazione degli archivi – uno dei beni culturali in maggior pericolo data la difficoltà di accesso alle informazioni ivi contenute da parte dei non addetti ai lavori – che se fossero messi a sistema porterebbe nuovi interessi.
L’Associazione Dimore Storiche Italiane e la società Airbnb, hanno stretto un accordo per difendere il patrimonio storico culturale del Paese: di cosa si tratta?
Mi preme innanzitutto sottolineare che non si tratta di un accordo. A settembre, grazie ad una donazione di Airbnb, che si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio culturale Europeo promosso dalla piattaforma, ADSI ha lanciato un bando che ha come obiettivo quello di sostenere il patrimonio storico culturale del nostro Paese, custodirne e conservarne le bellezze rendendole sempre più accessibili.
Il contributo – 1 milione di Euro – consentirà ai proprietari di dimore storiche di accedere a finanziamenti per interventi di recupero di immobili storici già convertiti o da convertire all’ospitalità o per il miglioramento dei servizi ricettivi già presenti.
L’iniziativa prevede infatti l’assegnazione di contributi per opere di restauro di immobili vincolati di proprietà privata finalizzati allo sviluppo di attività ricettive, per l’esecuzione di interventi migliorativi dei servizi di ospitalità, anche intervenendo su parchi e giardini, in immobili vincolati o all’interno di vincoli paesaggistici di proprietà privata.
In questo modo, numerosi privati interessati a programmare interventi di varie dimensioni sul proprio immobile, pensando di intraprendere un percorso di ospitalità, riceveranno un contributo. Un bando teso a premiare soprattutto le aree interne, escluse dai grandi flussi turistici.