La storia di Gianna Martinengo, umanista e tecnologa, testimonia come sia possibile cogliere notevoli opportunità dalla rivoluzione tecnologica. Proattiva rispetto alle trasformazioni della società, l’imprenditrice ha intuito e anticipato, già negli anni ‘80, la crescente necessità di fare ricerca sull’apprendimento e di sperimentare nuove e più efficaci modalità di formazione.
Un obiettivo che ha portato avanti con determinazione e coraggio, proponendo una miriade di progetti avveniristici e dando vita a numerose start up, sia in Italia che all’estero. Gianna Martinengo è presidente di Didael KTS, la prima “Web knowledge company” italiana, e ideatrice di Women&Technologies® associazione per la valorizzazione del talento femminile.
Lei è stata tra le prime a proporre l’e-learning nella formazione aziendale. Cosa pensa dell’applicazione di questa metodologia nello scenario attuale?
Penso che sia fondamentale, indispensabile e necessaria, a tutti i livelli, oltre che attualissima.
Vogliamo parlare di numeri? Le stime ci dicono che entro il 2025 il valore globale dell’e-learning, l’accesso diretto alla conoscenza tramite la tecnologia, raggiungerà circa 331 miliardi di dollari.
A farla da padrone, a livello di modalità di fruizione, saranno i video e tutti gli strumenti multimediali che ingaggiano l’utente per una comprensione efficace dei contenuti.
Parlo suffragata dalle stime e con cognizione di causa, visto che la mia azienda Didael KTS, fondata nel 1983, è stata pioniera dell’e-learning nel nostro Paese. E ancora oggi in qualità di Digital Knowledge Tranformer siamo punto di riferimento per le imprese che intendono fare della formazione online uno degli asset societari.
Didael è stata, nei fatti, la prima web knowledge company italiana: cosa ha significato per voi? Come avete impostato la vostra attività?
La nostra azienda, sin dall’inizio si è caratterizzata per due elementi: la risposta al crescente interesse per l’allora Computer Assisted Instruction e la creazione e valorizzazione dei Laboratori di Ricerca.
Al mercato che mostrava interesse verso i sistemi “multimediali” noi abbiamo sempre risposto con soluzioni innovative, basate su Contenuti, Tecnologie e Servizi.
Abbiamo affrontato il tema della conoscenza in tutti i suoi aspetti: informazione, formazione e comunicazione utilizzando tutte le potenzialità offerte dalle Tecnologie dell’Information Communication Technology.
Tutti i mercati sono stati coinvolti, dalle piccole aziende alle università, dal terzo settore alle istituzioni.
Nel nostro percorso inoltre è stata fondamentale la profonda attenzione all’integrazione di professionalità con profili molto diversi (umanistici, tecnico- scientifici, artistici), sempre con la missione di costruire e diffondere conoscenza e facilitare il dialogo tra le persone.
Io stessa, con il passare degli anni e l’evolvere dei sistemi informativi, ho maturato la consapevolezza che grazie alle tecnologie diventava difficile distinguere o creare barriere tra Formazione, Informazione e Comunicazione, visto che tutto può essere ricondotto a una semplificazione della missione: il dialogo persona-persona mediato da tecnologie.
Succede, con il progredire del sapere tecnologico, di assistere a una sorta di scollamento tra persone e tecnologie: molte persone usano gli strumenti forniti dalla tecnologia senza capire a pieno cosa vi sta dietro. Come porsi di fronte a questo atteggiamento?
Condivisione, dialogo, interazione… sono questi i nostri verbi-guida che ci devono condurre a far sì che le persone presidino la tecnologia con consapevolezza.
Il tempo in cui la formazione veniva erogata senza una verifica, e senza che vi fosse un reale apprendimento, certificato e verificato, sono finiti. E chi propone ancora sistemi del genere non rende un servizio alle imprese e alla società.
Per semplificare: tutti sono capaci di costruire applicazioni digitali. Ma questo non è utile, se non è integrato, come processo, alla conoscenza reale delle persone.
Sfruttando Ingegneria della conoscenza, Ingegneria formativa e Ingegneria dei media, siamo arrivati proprio a colmare il gap tra formazione, comprensione e conoscenza condivisa.
Quali i prossimi passi?
Il nostro compito è continuare, attraverso la ricerca, a sperimentare soluzioni innovative, sempre con l’obiettivo di far dialogare le persone. Non esiste un prodotto realizzato in questi anni per un qualunque cliente che non abbia un elemento di innovazione, all’avanguardia con le tecnologie.
In quest’ultimo periodo, per esempio, per far fronte alle esigenze provenienti dalle aziende in termini di formazione dedicata alle competenze digitali e a quelle trasversali, abbiamo creato una proposta specifica, peraltro adatta ai tanti bandi di finanziamento che stanno uscendo in questi mesi (https://www.didaelkts.it/news/fondi-formazione-competenze-digitali-trasversali-perche-dkts/).
Come valuta l’impegno del nostro governo rispetto al digitale?
Positivamente; confido che il PNRR possa essere incanalato anche verso due importanti obiettivi: l’inclusione digitale e la creazione di nuovi posti di lavoro basati sempre sulle competenze digitali.
Questi progetti di ampio respiro dovranno essere rivolti a tutti i cittadini e in special modo alle donne, per le quali auspico un miglioramento della posizione lavorativa. Sono le donne, infatti, con la loro visione olistica, a poter contribuire alla crescita positiva dei mercati, ICT compreso.
Lei è stata pioniera anche nel valorizzare il talento femminile in ambiti maschili tradizionalmente refrattari, se non ostili, al riconoscimento del contributo delle donne.
Ho dedicato al genere femminile un primo progetto alla fine degli anni ‘90, da cui è poi scaturita l’attuale Women&Tech, l’Associazione Donne e Tecnologie (https://www.womentech.eu/)
L’obiettivo era ed è promuovere la condivisione e lo scambio di esperienze e competenze negli ambiti tecnologia, innovazione sociale, sostenibilità, inclusione, capitale umano, competenze, life science, arte, cultura, creatività, gender gap, diversità, etica.
Ho inoltre ideato il Premio Internazionale Tecnovisionarie® che viene attribuito, ogni anno, a donne che nella loro attività professionale hanno testimoniato di possedere una forte “vision” privilegiando l’impatto sociale, la trasparenza nei comportamenti, l’etica.